Fiorenzuola, mensa a rischio
per le famiglie morose

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Niente pasto nelle mense scolastiche per i bambini le cui famiglie non sono in regola  con il pagamento delle quote? La vicenda non è nuova e ora tocca una realtà a noi vicina. Una sessantina di famiglie dell’Istituto Comprensivo di Fiorenzuola si sono viste recapitare, dall’amministrazione comunale, lettere di sollecito per mancati pagamenti del servizio mensa. Il caso è stato sollevato nei giorni scorsi dalla presidente del consiglio d’istituto, Deborah Arcelli, preoccupata “che le azioni – legittime – di contrasto alla morosità non vadano a precludere ad alcuni bambini l’accesso al servizio scolastico, inteso nel suo complesso, e quindi anche al servizio mensa”. “Azioni – ha precisato Arcelli – che andrebbero inserite in un percorso partecipato e di coinvolgimento della scuola. Non risulta, infatti, che ci sia stato un passaggio di consultazione con la scuola”.
“La collaborazione tra Comune e scuola è massima anche per quanto riguarda le criticità – ha garantito il vicesindaco di Fiorenzuola, con delega alla pubblica istruzione, Paola Pizzelli –. Anche, come in questo caso, per i pagamenti delle mense”. Il vicensidaco puntulizza che le lettere di sollecito inviate alle famiglie morose, “applicando il regolamento approvato dalla precedente maggioranza, non fanno riferimento esplicito alla sospensione della mensa. Semmai – prosegue -, le operatrici dell’ufficio comunale hanno gentilmente spiegato telefonicamente ai genitori il contenuto del regolamento dove si fa cenno, ma solo come ultima ratio, ad eventuali allontanamenti dalla mensa”.
Le lettere che parlano di sospensione del servizio sembra siano arrivate solo a due o tre famiglie, con figli che frequentano le prime elementari. “Nel tempo a modulo – specifica Pizzelli – dove il tempo mensa non è cosiderato tempo scuola”. In queste comunicazioni si fa presente la situazione debitoria, ricordando che in caso di mancato pagamento il servizio mensa richiesto sarà sospeso.
La vicenda di Fiorenzuola – caso non infrequente in Italia negli ultimi anni – ha sollevato molte discussioni, in quanto mette in campo due questioni: da un lato, il dovere di far rispettare le regole, partendo dai cosiddetti “furbi”, quelli che evadono pur avendo la possibilità di onorare le quote dovute; dall’altro, il dovere di proteggere i più piccoli, i bambini, che non sono in alcun modo colpevoli delle mancanze dei loro genitori e dovrebbero essere salvaguardati da situazioni umilianti, come – per esempio – l’esclusione da una mensa alla quale accedono i loro compagni.
A questo si aggiunge una questione educativa: la mensa non è soltanto il momento del pasto, bensì un’occasione importante di scambio e condivisione fra gli alunni e le classi.
“Il 28 novembre 2014 – spiega la consigliera di minoranza Sara Lusignani – quando io ero assessore alla pubblica istruzione, il Consiglio Comunale approvò all’unanimità le modifiche al regolamento sulla mensa scolastica che prevedeva come extrema ratio (come ultima ipotesi al verificarsi di particolari condizioni) anche l’allontanamento dei bambini della scuola dell’infanzia dalla mensa. Quel regolamento, ampiamente condiviso con tutte le parti in campo (Comune, scuola e servizi sociali), è nato sulla base di una serie di considerazioni. Tra queste la terribile crisi economica degli ultimi anni, che ha pesato molto sulle famiglie e che ha portato a registrare un aumento dei nuclei familiari morosi, nonché la necessità di individuare modalità preventive all’emissione del ruolo coattivo, per andare finalmente incontro alle esigenze dei nuclei familiari.
Ora – prosegue Lusignani – partendo dal principio che i servizi di cui usufruiscono i cittadini vanno pagati, occorre fare delle distinzioni: c’è chi può pagare, c’è chi può rateizzare e c’è chi si trova in una situazione di difficoltà o di morosità incolpevole meritevole d’essere aiutato dal comune e seguito dai servizi sociali. Ogni passo della delicata – e sottolineo ‘delicata’ – gestione delle morosità dei servizi scolastici deve essere fatta, come è avvenuto in passato, in totale sintonia e condivisione con la scuola. Sta qui la differenza tra un’amministrazione e un’altra”.
“Capisco – conclude l’esponente dell’opposizione, e condivido le perplessità e le preoccupazioni della presidente del consiglio di istituto. Ovvero che lo strumento del regolamento non diventi un ulteriore mezzo per alimentare la scuola dell’esclusione, per escludere bambini, per fare ulteriori distinzioni.
Auspico, infatti, che questa amministrazione a cui fa comodo dire a che chi c’era prima nulla ha fatto per ridurre le morosità dei servizi scolastici (perché è innegabile che questo sia uno dei compiti di chi amministra), salvo poi sottolineare la paternità dei regolamenti comunali adottati a quel fine, che come ha già parzialmente fatto con le rette (aumentandole) non se la prenda tout court con le famiglie più bisognose e soprattutto non instauri odiose differenze tra i bambini, che non hanno alcuna colpa”.

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