Elezioni Comunali 2017, Cittàcomune c’è
D’Amo: ‘Manca poco ma ancora nessun dibattito’

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Gianni D'Amo
Gianni D’Amo

di Elena Caminati – E’ una disamina lucida ed appassionata quella di Gianni D’Amo, fondatore del movimento politico culturale Città Comune, sul risultato del referendum costituzionale. Un’analisi che inevitabilmente finisce per coinvolgere anche l’ambito locale in vista del voto amministrativo della prossima primavera. Il primo dato davvero significativo è quello dell’affluenza che ha superato il 70%.
“Mi pare che da un certo momento in poi abbia preso la piega del plebiscito – ci dice Gianni D’Amo – cioè il messaggio che passava era: o con me o contro di me. Cose che sentivo di dire da Luigi XIV, il Re Sole. Da lì il voto si è caricato di un messaggio politico. Il dato fondamentale è la partecipazione, i cittadini hanno voluto dire la propria bocciando il plebiscito verso il capo del Governo”.
La vittoria del No a questo referendum, evidentemente politicizzato, secondo D’Amo, ha portato delle certezze: partecipazione massiccia e voglia dei cittadini a dire la propria; affermazione della Costituzione precedente; Senato elettivo; e legge elettorale dell’Italicum incostituzionale. “Ho votato No con profonda convinzione – ha ammesso D’Amo – perchè questa riforma era pessima, mal scritta, arruffata e andava insieme all’Italicum. Ma con un certo disagio, perchè come si è detto che votassero No anche forze come la Lega, lontane dal mio modo di essere, mi ha dato un po’ fastidio. Ma bisogna chiarire bene le cose a chi pensa che ora torneranno forze come la Lega o Forza Italia: Salvini non guiderà mai il Governo; Berlusconi ha compiuto 80 anni, i sondaggi danno Forza Italia all’8/9%. Se uno mi dice che, all’ordine del giorno, il Movimento 5 Stelle ha una base elettorale simile al Pd, ci sto a ragionare”.
Riportando il discorso in ambito locale, quali sono le previsioni per la primavera? Il Pd così come si presenta oggi deve fare evidentemente i conti con il risultato referendario. Un dato da non sottovalutare per la giunta Dosi, oggi decisamente renziana, a parte poche eccezioni. “Intanto mi colpisce che la giunta sia renziana, perchè quando l’amministrazione è stata eletta non era né per Renzi né per altri. Poi quando Renzi ha vinto le primarie 4 o 5 assessori sono stati messi alla porta perchè non erano renziani. Queste cose sono inaudite, l’ho già detto. Cacciatore – prosegue D’Amo – ha ottenuto 1200 preferenze, il triplo di altri consiglieri, ed è fuori perchè non è renziano. Sono cose che non stanno né in cielo né in terra. L’amministrazione deve rispondere ai cittadini che l’hanno eletta, me compreso, non ai cambi di maggioranza”.

Se non fosse per una ragione di calendario, forse nessuno penserebbe che le elezioni distano una manciata di mesi. Cinque anni fa, nello stesso periodo, le cose erano ben diverse, il fermento era palpabile, la campagna elettorale per le primarie del centrosinistra era nel pieno. Oggi il nulla. “Oggi mancano cinque mesi e c’è il deserto – conferma – non c’è dibattito, non un bilancio serio. Il primo risultato delle politica dei capi è che dopo c’è il deserto. Se avesse vinto il Sì, il candidato si sarebbe deciso in un paio di case, con persone che contano nella città negli ultimi 10-15 anni. Una specie di faccende interna ad una famiglia molto ristretta e molto potente, non so se con altrettanto consenso”.
E Gianni D’Amo potrebbe tornare in campo? “Io sinceramente penso di aver dato abbastanza e di aver ricevuto poco per quello che ho dato negli ultimi 15 anni – risponde – credo non ci sia bisogno di minestre riscaldate, anche se – sorridendo – alcuni piatti riscaldati l’è la so mort” dice in dialetto piacentino.
Esperienza politica, passione e compentenza. Questo D’Amo può offrire per cercare di creare qualcosa di nuovo che arrivi dal mondo del lavoro, del volontariato, delle professioni o delle imprese. Una persone specchiata, come si diceva qualche tempo fa, che non significa retrò. “Se qualcuno di pulito,  intelligente, ha bisogno d’aiuto per conoscere meglio la macchina amministrativa perchè ha voglia di candidarsi, sia io che Città Comune ci siamo, non ci tireremo indietro. Qualcuno che ha a cuore la città, un galantuomo o una galandonna che abbia le idee chiare, perchè i progetti marciano sulle gambe degli uomini. Preferisco uno che non mi promette 100 ma un galantuomo, piuttosto che uno che mi promette 100 ma che non so chi sia” conclude D’Amo.

Il servizio completo su http://www.zerocinque23.com/attualita/referendum-cosa-successo-al-pd-tondo/

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