Eataly compie tre anni: “Cresciuti insieme alla città”

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Alessandro Guarnero

Sono passati tre anni da quando (era il 30 settembre 2014) ha aperto i battenti alla Cavallerizza – non senza polemiche – il ventottesimo parco enogastronomico della famiglia Farinetti: il paradiso del cibo, dove tipicità e naturalità dei prodotti sono le parole d’ordine.
Eataly Piacenza compie tre anni, dunque. Ora, dopo le diffidenze iniziali, si può dire che sia riuscita a radicarsi nel contesto piacentino? A rispondere è Alessandro Guarnero, giovane direttore di Eataly Piacenza, in carica dallo scorso gennaio.
“Aprire un contenitore come Eataly non è mai facile: tanto più che con una città di provincia come Piacenza, interessante e con peculiarità sue proprie, non ci eravamo mai misurati. Dopo il boom iniziale, dovuto in parte a comprensibile curiosità, per assestarci abbiamo dovuto valutare necessità ed esigenze dei piacentini, che vantano una grande tradizione enogastronomica. Assestamento significa adattamento sia nella ristorazione che nella vendita, con la proposta di prodotti locali che prima non avevamo: questi ci hanno permesso di conseguire ottimi risultati. Ora, posso dire, siamo sulla strada del completo radicamento territoriale”.
A proposito di prodotti piacentini. Nelle intenzioni degli esordi si parlava di una loro diffusa valorizzazione. Sono presenti, ad esempio, negli altri negozi Eataly in Italia e all’estero, così come nelle dichiarazioni d’intenti iniziali?
“Eataly è anche un formidabile trampolino per i produttori locali. Quelli che funzionano meglio stanno lavorando anche in negozi più grandi. Il settore merceologico trainante è quello vinicolo. Cantine di punta come La Tosa e Il Poggiarello sono presenti nei nostri punti vendita di Milano e Torino, nonché all’estero. Per quanto riguarda i produttori più piccoli, abbiamo un circuito che ne facilita l’ingresso: anche produttori che oggi non abbiamo in griglia e che non vendiamo negli Eataly sono ospitati in negozio: offriamo loro l’opportunità di misurarsi con un mercato prestigioso, proponendo i loro prodotti. Ad esempio, l’azienda agricola Graffignana – produttrice locale di formaggi e latticini – ha cominciato da noi a proporsi nei weekend: oggi è presente in tutti i negozi Eataly d’Italia. E così Arte Contadina, che sta ottenendo ottimi risultati e penso avrà la possibilità di affacciarsi in altre realtà urbane. Poi magari non tutti hanno i numeri di produzione per vendere in tutta Italia ma noi siamo comunque contenti di fornire un valido palcoscenico per i piccoli produttori”.
E per quanto riguarda il turismo? Eataly Piacenza è in grado di convogliare visitatori da fuori provincia?
“Si tratta di un aspetto sul quale dobbiamo lavorare e per il quale possiamo fare tanto in collaborazione con il Comune e con le istituzioni. Quest’anno l’evento del Guercino ha portato numerosi turisti a Piacenza e molti fra loro sono passati a visitarci, soprattutto stranieri. Detto questo, naturalmente io non ho la presunzione di dire che siamo noi la meta turistica. E’ vero che alcuni viaggi organizzati – diretti in Riviera o nei grandi outlet – fanno tappa da noi. Tuttavia ad oggi non ci configuriamo ancora come meta turistica. Certo, operare in sinergia per organizzare eventi di richiamo può solo creare vantaggi per  tutti”.
Nei vostri eventi cercate di coinvolgere anche le realtà locali…
“Abbiamo diversi format per gli eventi che organizziamo. Quello che meglio funziona, e che proporremo anche in occasione del nostro compleanno, consiste nell’ospitare, in un’atmosfera da mercato, i produttori che propongono, con degustazione, i loro prodotti in modo diretto, mettendoci la faccia. Per quanto riguarda la ristorazione, ospitiamo agriturismi locali che nei nostri spazi hanno la possibilità di cucinare sul posto: loro incassano e si fanno conoscere, per noi è il modo, un modo, di sentirci parte della città. L’obiettivo del nostro progetto, infatti, è quello di diventare parte integrante della città, di essere percepiti come fibra del tessuto cittadino e non come esterni alla realtà urbana e territoriale. Per questo la nostra priorità è partecipare agli eventi cittadini (come i venerdì piacentini), invitare le realtà locali, dare spazio ai piccoli produttori. Eataly Piacenza deve servire anche alla comunità, comunità alla quale siamo orgogliosi d’appartenere”.
Tra le vostre priorità c’era anche quella di formare consumatori consapevoli. E’ ancora così?
“Per quanto riguarda la didattica abbiamo un palinsesto di corsi molto fitto. Ci piace raccontare la cultura enogastronomica italiana, le eccellenze, del territorio e non solo.  Oggi c’è più cultura del cibo, molta più attenzione verso cosa si mangia, verso la qualità. Il cliente è già molto informato e per noi questo è un vantaggio”.
Lei sa che, tre anni fa, l’insediamento di Eataly a Piacenza fu accompagnato da polemiche: vi si riteneva avvantaggiati rispetto alle realtà locali, frutto avvelenato di un do ut des politico.
“Sono qui da pochi mesi e oggi, in tutta sincerità, non percepisco nessuna diffidenza, tantomeno del tipo da lei descritto. Il lavoro di questi anni è servito a farci conoscere e a spiegare che noi giochiamo a favore delle realtà locali. Creiamo vantaggio per la città, per le città in cui operiamo, perché il nostro è un sistema che funziona nel momento in cui funziona la città, il commercio, la produzione locale.
Insomma, non giochiamo da soli: se la società sta bene funzioniamo anche noi. E viceversa. Eataly viaggia di pari passo con il benessere della società, nel nostro caso con il benessere di Piacenza”.

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