Contraddizioni “culturali”: perplessità per i tagli
Azzali: “Controsenso non sostenere chi fa cultura”

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Piacenza Jazz Fest

E’ Parma la capitale italiana della Cultura per il 2020 ma Piacenza ci ha creduto fino in fondo, investendo tempo e risorse nella sua proposta “Crocevia di culture”. Un impegno che sembra stridere con i presunti tagli della giunta Barbieri lamentati dalla quasi totalità delle associazioni culturali piacentine. Il via alle polemiche lo ha dato lo sfogo su facebook di Gianni Azzali – musicista e promotore del Piacenza Jazz Fest – che ha ripreso alcune dichiarazioni dell’assessore al bilancio Paolo Passoni riguardo le spese “comprimibili” previste dal bilancio appena approvato a Palazzo Mercanti. Tagli che riguardano la cultura, per l’appunto, come quelli al Piacenza Jazz Fest, che, per la prima volta nella sua storia, non ha ricevuto alcun contributo comunale. “Prima ci chiamano a raccolta per la candidatura a capitale della Cultura – ha scritto Azzali – e poi non sostengono chi fa cultura da anni e ha una storia alle spalle. Mi sembra un totale controsenso”. “Anche Piacenza Jazz Fest – ha proseguito il direttore artistico della manifestazione – dalla nuova amministrazione è stato giudicato ‘comprimibile’; molto comprimibile, al punto da non ricevere più nessun contributo”. Anche se negli anni il sostegno pubblico alla rassegna musicale è andato via via riducendosi (dai 15mila euro della prima edizione del 2004 agli 8.500 dell’ultima), il Comune finora aveva sempre sostenuto l’evento.
Il bando cultura, ideato a fine 2016 dalla giunta Dosi per contribuire con un poco di risorse alle proposte progettuali delle associazioni piacentine, non è stato riproposto dalla nuova amministrazione e l’impressione, tra gli addetti ai lavori, è che si sia mutata radicalmente rotta. Anche il contributo alla Fondazione Teatri è stato ridotto da 1,2 milioni a un milione di euro. “Dopo la soppressione del Festival del Diritto – denuncia Azzali – il Piacenza Jazz Fest è l’unica manifestazione culturale piacentina riconosciuta in tutta Italia, ma dimenticata dall’amministrazione, da questa amministrazione”.
“Dispiace – ha proseguito, riferendo di un colloquio avuto in autunno con il sindaco e l’assessore Polledri – non aver trovato alcuna sintonia e condivisione negli intenti. Mi chiedo come si possa pensare di essere credibili su argomenti come ‘Piacenza capitale della Cultura’ quando sul territorio la realtà è questa! A me sembra incredibilmente paradossale”.

Gianni Azzali

“Piacenza, candidata a Capitale della cultura, taglia la cultura” è il concetto espresso anche dai consiglieri regionali Pd Tarasconi e Molinari. “Nei giorni del responso sull’aggiudicazione del prestigioso riconoscimento, con tempismo davvero ottimo – ironizzano i consiglieri dem – il Comune di Piacenza taglia 200mila euro di stanziamenti alla Fondazione Teatri, cioè proprio a quella cultura che si vorrebbe rappresentare gonfiando il petto”. “Questa scelta – incalzano gli esponenti dem – oltre ad essere fuori tempo, non ha senso”. “Negli ultimi anni – proseguono – il Governo ha aumentato i fondi per la cultura, la Regione Emilia-Romagna nell’attuale legislatura li ha più che raddoppiati, mentre il Comune di Piacenza si conferma ancora una volta come il solito Centrodestra tremontiano che grossolanamente pensa che con la cultura non si mangi”.
“Ancora peggio – sottolineano – sono le giustificazioni addotte sui tagli. Il Comune infatti dichiara che la diminuzione di risorse sia frutto del mancato aumento dell’Irpef, dimenticando di aver dichiarato più volte in campagna elettorale che mai avrebbero alzato le tasse. A questo punto sorge il dubbio che all’epoca il bilancio non fosse stato opportunamente studiato”. “Questa linea è incoerente con lo sforzo e l’impegno profusi fino ad ora per dare una marcia in più a Piacenza”.
“Mi risulta davvero difficile comprendere il tempismo di questo intervento – è il commento dell’assessore Passoni – Difficile comprenderlo in primo luogo perché quando una comunità si presenta per un traguardo così importante la stessa, a partire dai suoi esponenti politici locali, regionali e nazionali, dovrebbe mostrarsi unita e coesa nella promozione della sua realtà e dimostrare la capacità di fare sistema invece di aprire infondate e sterili polemiche. Infondato e sterile risulta quanto affermato se si considera che, diversamente da quanto dai consiglieri dichiarato, la diminuzione del contributo alla Fondazione Teatri non è stato un provvedimento imposto dall’attuale Amministrazione comunale (la mannaia inflitta da chi non crede nella cultura come paventano!) ma il frutto di un confronto con la stessa Fondazione Teatri. Confronto nel corso del quale, proprio al fine di non danneggiare l’ottimo lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Teatri per assicurare una proposta culturale in grado di attrarre sempre più pubblico, sono stati esaminati i dati gestionali, è stata favorevolmente valutata la sempre maggiore capacità della Fondazione di essere attrattiva per sponsorizzazioni private (ricordo del resto ai consiglieri regionali che l’indirizzo da anni espresso dal Governo consiste nel fatto che la produzione culturale non debba essere espressione del solo intervento pubblico ma anche di quello privato) e sono state infine condivise possibili voci di risparmio nella gestione”.

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