Bisotti: “Pd, una scossa
per ripartire. Dalle idee”

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Silvio Bisotti

Silvio Bisotti è probabilmente il politico piacentino di area democratica maggiormente provvisto di esperienza. Non è un caso che proprio a lui il Pd abbia affidato il non facile compito di traghettare il partito (un partito provato dalla sconfitta alle amministrative di giugno, diviso al proprio interno, ancora alla ricerca di riconoscibile e riconosciuta identità politica) verso il congresso d’autunno.
A Bisotti, dunque, l’incombenza di tradurre la preoccupazione di iscritti e simpatizzanti in efficace presa di coscienza, quindi in capacità di reazione.
Bisotti, dal suo punto di vista di commissario unico, come sta il Pd?
“Il Pd si sta inaridendo, come la stagione. E’ come una balena spiaggiata: o abbiamo la forza di farle riguadagnare il mare aperto o saranno guai. La scossa, anzi lo scossone (Bisotti naturalmente si riferisce in primo luogo alla batosta elettorale, ndr) l’abbiamo ricevuto, adesso ci sono tutte le condizioni -se siamo bravi- per reagire. Le evidenze sullo stato del malato ci sono, la diagnosi è netta. Ora, o si procede a una rilettura degli obiettivi, dello stesso modo di stare insieme della comunità politica che il Pd vuole essere, oppure la situazione si fa drammatica ed irriversibile”.
Il congresso, dunque. Che tipo di assise auspica?
“Dovrà essere un congresso verità. Non necessariamente di resa dei conti o di polemiche fini a se stesse, personalistiche, ma verità nel senso di un congresso in grado di portare tutti a remare in una sola direzione, un congresso capace di dare risposte a una crisi consolidata sia per quanto riguarda la modalità di vita e convivenza nel partito sia per i contenuti, per gli obiettivi che una forza come la nostra deve imporsi”.
Piacenza specchio della situazione nazionale: non c’è di che rallegrarsi.
“L’esito del voto amministrativo piacentino è nella media del voto nazionale. Le evidenze riguardano il debole legame con il territorio, una vistosa difficoltà di ricambio della classe dirigente, uno scarso senso di appartenenza. Ognuno dice quello che vuole, a ruota libera, contano solo gli amministratori e non più gli iscritti… Insomma, un deficit di democrazia e partecipazione interne. Per fortuna gli iscritti voteranno al congresso. Beninteso, quanto detto non è un problema esclusivo del Pd piacentino, questi elementi di criticità e di scarsa passione si vedono un po’ da tutte le parti. Non consola, anzi, ma va sottolineato”.
Chi ha diritto di voto al congresso?
“Tutti gli iscritti del 2016 (sono circa 1400) e chi si iscriverà entro il 25 settembre. Le candidature devono essere presentate entro il 2 ottobre e poi si voterà nel corso del mese”.
Com’è la situazione nei circoli?
“La situazione è critica: sono pochi quelli che funzionano, vi sono molti segretari dimissionari: 34 sono i circoli di cui 12 retti da facenti funzione. I circoli vanno rivitalizzati, integralmente. Bisogna riacquistare fiducia. Come fare? Abbiamo organizzato alcuni eventi: il convegno – con il presidente della Regione Bonaccini, Cgil, Cisl, Cna – sul tema del patto per il lavoro per cercare di lanciare un modello Piacenza. Ci sarà la festa e poi una conferenza programmatica il 18-19 settembre aperta da Matteo Ricchetti. Personalmente, in ossequio al mio ruolo e con profonda convinzione, farò un giro tra i circoli per cercare di dare uno scossone in vista del congresso, sia in città che in provincia. La città, in particolare, ha bisogno di una completa rivitalizzazione. Il vero tema sarà costituire, o ricostituire, un gruppo dirigente capace di farsi carico di un’impresa molto difficile, nonché di affrontare un periodo all’insegna del sacrificio. Mi batterò per la costituzione di un gruppo formato da esperti e meno esperti, ovvero più giovani. L’imperativo è quello di ricostituire un proficuo clima da comunità politica, abbandonando l’autolesionismo della lotta fratricida”.
Come vede la candidatura di Cisini?
“Preferisco non commentare le sue dichiarazioni, soprattutto quando parla di ‘mandanti’ (riferendosi a Reggi e de Micheli, ndr). Detto questo, ben venga la sua candidatura. Ciò che non va, ciò che non si deve fare, è far volare gli stracci. Certo, il problema dei personalismi esiste – sono il primo a dire che i nomi evocati hanno pesato oltre che sul partito anche sull’amminisitrazione – ma nessuno può essere criminalizzato in questo modo”.
Una analisi puntuale degli errori è stata fatta?
“Non proprio. Ma le ragioni le conosciamo, certo non ci sono solo motivazioni nazionali. A Piacenza, considerato il clima politico diffuso, probabilmente in questo giro non avrebbe vinto neanche Reggi…”
Quali saranno i temi della festa di settembre?
“Ci concentreremo su temi urgenti e di attualità come la sicurezza, l’immigrazione, le donne e i diritti. Chiederemo ai giovani cosa si aspettano dal Pd, e lo faremo proprio in chiave precongressuale. Sarà un’occasione per porre domande e ricevere stimoli. Per ripartire. Lavoro, diritti, ambiente, sicurezza, d’altronde, devono essere il dna di un partito democratico, riformista, di sinistra quale il Pd. Saranno i temi sui quali i candidati alla segreteria dovranno misurarsi. Infine, bisogna pensare a un nuovo modello di gestione del partito, un modello al passo con i tempi, da 2020”.
Parlate di giovani, ma giovani nel Pd ce ne sono?
“Sì, certo, forse non li abbiamo coltivati in maniera adeguata ma ci sono. Occorre dire, da una parte, che i giovani sono i più entusiasti ma dall’altra i più ‘pericolosi’ (anche per quanto riguarda l’uso dei social). Sono una risorsa che va accompagnata. Valorizzeremo anche qualcuno presente nella lista dei giovani a sostegno di Rizzi”.
A proposito, e Rizzi?
“Valuteremo insieme come costruire un’opposizione costruttiva in consiglio comunale”.
Quali sono le sue prime impressioni sulla giunta Barbieri?
“Credo stia ancora vivendo la fase di luna di miele con la città. Mi riservo di fare un bilancio a scadenze regolari, diciamo a ogni fine anno, per vedere quello che faranno rispetto a quanto abbiamo seminato noi. Mi lasci dire, in conclusione, che l’amministrazione Dosi ha ricevuto un giudizio più severo di quanto meritasse. Il tempo sarà galantuomo”.

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