Nella gara dei salumi eccellenti Parma stravince, ma per Libertà è Piacenza la “regina nella terra dei salumi d’Italia”. L’incredibile arrampicata sugli specchi cerca di edulcorare i (per noi piacentini) deludenti risultati della nuova guida de L’Espresso “I salumi d’Italia”, fresca di stampa dopo 8 mesi di gustoso lavoro e di invidiabili sessioni di degustazione, che celebra l’Emilia Romagna come regione italiana al top nel settore ma che pone Parma a distanza siderale da Piacenza.
Nelle pagelle della guida i voti sono indicati in “spilli” (gli spilli di osso di cavallo, precisano i gourmet): le realtà dei “cugini” premiate con il massimo dei voti (5 spilli su 5) sono ben 12 – sulle 32 emiliano-romagnole in totale – a fronte delle zero piacentine.
Zero, sì… avete letto bene.
Pagelle alla mano, nessuno dei nostri salumifici esaminati strappa quindi le “5 stelle”, nemmeno per prodotti (Pancetta piacentina Dop, Coppa piacentina Dop, Salame piacentino Dop) che del Piacentino dovrebbero essere i fiori all’occhiello. Solo i salumifici Alsenese e Giordano, per la pancetta, si guadagnano i 4 spilli, mentre tutti gli altri arrivano al massimo a 3.
Lascia pertanto stupiti che, a fronte di una sostanziale debacle come quella evidenziata da una guida (notasi: del gruppo Espresso) così autorevole, si cerchi di esaltare una produzione industriale che, evidentemente, ad oggi non è all’altezza di quella dei nostri vicini.
Certamente non mancano nella nostra provincia i salumi di qualità: forse i 5 spilli non basterebbero neanche per alcuni di quelli prodotti da realtà forse troppo piccole per finire in una guida di respiro nazionale, ma celebrare una vittoria (sottolineata più sobriamente perfino dalla Gazzetta di Parma, città sovrana secondo la guida) che in realtà non c’è stata aggiunge solo un altro passo falso ad un marketing territoriale i cui risultati, finora, lasciano a dir poco a desiderare.
