Baldini, Spi: “Libertà
di scegliere l’eutanasia”

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Luigino Baldini
Luigino Baldini

La vicenda di Antonella – la 57enne piacentina gravemente malata che dalle pagine di Libertà ha chiesto di poter porre termine alla sua vita – riapre il dibattito sull’eutanasia, illegale in Italia, sul diritto di poter scegliere di morire in modo dignitoso.
Insieme a coloro, infatti, che si sono proposti di accompagnare la donna in un percorso di cure palliative (per alleviarne la sofferenza sia fisica che psicologica), spicca la proposta/provocazione di Luigino Baldini, segretario generale dello Spi Cgil di Piacenza.
“Al prossimo direttivo pensionati – ha dichiarato Baldini – mi muoverò per raccogliere i fondi necessari perchè Antonella possa essere aiutata a scegliere. Farò la proposta di sostenerla lanciando una sottoscrizione. Non mi interessa nulla di quelli che vogliono dare una mano solo per ribadire le loro intenzioni, e non quelle del diretto interessato”.
Antonella, infatti, vorrebbe porre fine alle sue sofferenze ricorrendo all’eutanasia, in una clinica svizzera o belga, ma i costi sono per lei insormontabili. Da qui la sua uscita pubblica, per chiedere aiuto.
“Io – afferma il segretario generale dello Spi Cgil – parto da un documento che per me è granitico come un monumento, licenziato dalla Fondazione Veronesi, dal titolo ‘La libertà di morire con dignità’ che dichiara come eticamente lecito chiedere di porre fine anticipatamente alle proprie sofferenze con dignità e poter aiutare i pazienti a farlo”.
“La libertà di morire con dignità”, compreso il diritto di ‘decidere se e come anticipare la morte’, ha sempre avuto per Umberto Veronesi non solo dei fondamenti empirici, ma anche delle ‘basi etiche’.  Motivazioni che l’oncologo scomparso l’8 novembre ha messo nero su bianco nell’ultimo documento firmato insieme a Cinzia Caporale e Marco Annoni. Il Manifesto per una legge sull’eutanasia, da varare “il prima possibile”. Questa l’eredità dello scienziato paladino di tante battaglie “difficili”.  Il testo è stato anticipato sulle pagine del ‘Sole 24 Ore’, in attesa di essere pubblicato sul secondo numero della rivista ‘The Future of Science and Ethics’, edita dalla Fondazione Umberto Veronesi. Cuore della mozione è “la constatazione del fatto che quella della morte sia oggi un’esperienza sempre più medicalizzata e impersonale, lontana dal quotidiano di ciascuno di noi: si muore sempre più spesso in ospedale, soli o circondati da un’équipe di professionisti e da macchinari, invece che a casa insieme ai propri cari”.
Scelta fatta all’opposto da Veronesi che, come ha rivelato il figlio Alberto, fedele alle sue convinzioni ‘non ha voluto essere curato alla fine, rifiutando l’accanimento terapeutico’.
Aprire questa sottoscrizione per Antonella, dunque, per Baldini è “un gesto anche simbolico, lontano da qualsiasi volontà di strumentalizzare il caso specifico. Sul caso di principio sono perfettamente schierato con il grande Veronesi”.
Il “testamento” di Veronesi

Umberto Veronesi
Umberto Veronesi

Il concetto espresso nel lascito dell’ex ministro della Sanità Veronesi è che “la tecnologia è sempre più capace di posticipare il naturale processo del morire, mentre nel contempo le persone sono sempre meno libere di prendere decisioni riguardo alle modalità e ai tempi della propria morte.
Questo nonostante vi sia un consenso crescente da parte dell’opinione pubblica verso modalità attraverso cui anticipare la morte in caso di gravi malattie, sofferenze non controllabili e sintomi refrattari”.
In tale contesto il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi ha identificato, “accanto a una serie di motivazioni empiriche a sostegno del ricorso all’eutanasia, i fondamenti etici alla base della sua liceità”, che ora vengono espressi nel documento: “Rispetto dell’autonomia personale del paziente; considerazione del fatto che è il paziente stesso che assume la decisione di ricorrere all’eutanasia a sopportare la larghissima parte delle conseguenze della propria scelta; necessità di non esigere da un paziente gravemente sofferente comportamenti supererogatori; valutazione del fatto che non può esistere un’indisponibilità assoluta della vita; riconoscimento delle conseguenze che il progresso tecnologico della biomedicina ha portato con sé, allungando artificialmente le fasi terminali e agoniche di pazienti che, in considerazione di ciò, devono sopportare sofferenze intollerabili e crudeli”. Nel quadro di questi fondamenti etici, il documento redatto dal Comitato etico della Fondazione Veronesi sostiene “la possibilità che una persona malata possa decidere se e come anticipare la propria morte, auspicando un intervento normativo che, nel più breve tempo possibile, renda l’eutanasia concretamente esercitabile anche in Italia”.
Nel testo vengono identificati “criteri, condizioni e presupposti per la sua legalizzazione”.

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