Amministrative, D’Amo: “Disponibile
per una costituente del centrosinistra”

0
Gianni D'Amo
Gianni D’Amo

Gianni D’Amo, fondatore di Cittàcomune insieme a Piergiorgio Bellocchio, consigliere comunale dal 2002 al 2012, candidato sindaco nel 2007, protagonista alle primarie del 2012, affronta il problema alla radice: “Non si tratta di nomi, o meglio non solo di quelli. Si tratta di capire che cosa si vuole fare della cosa pubblica, quale direzione si desidera imboccare, quale futuro disegnare per la città”.
Sì, ma Cittàcomune come si porrà in occasione delle elezioni prossime venture? Si parla di un sostegno ai fuorusciti Pd, Cacciatore in testa. “Intanto Cittàcomune celebrerà la sua assemblea annuale il prossimo 18 marzo e certamente si parlerà anche di politica, come sempre, poiché siamo una associazione politico-culturale. Non siamo impegnati a fare una lista ma non è questo il punto. Il punto è che oggi a Piacenza stiamo assistendo a una liquefazione della politica, alla totale mancanza di discussione e dibattito, alla proposizione di nomi che si materializzano nei giornali da un giorno all’altro, senza che alle loro spalle vi sia non dico un programma articolato, ma nemmeno una proposta politica”.
E’ sempre stato così? “No, è così da quando ha prevalso la logica dell’uomo solo al comando, locuzione di cui – sorride D’Amo – rivendico il copyright”.
Sta lavorando con Cacciatore? “Parlo con tutti e al momento non lavoro con nessuno. Di certo, a fronte del deserto politico attuale, vedo la necessità di rifondare il centrosinistra. Ecco, sarebbe necessaria una costituente per rifondare uno schieramento che la logica dell’uomo solo al comando, a Piacenza inaugurata da Reggi, ha di fatto frantumato”.
Come vede la candidatura di Luigi Rabuffi, che ha raccolto l’appello di duecento cittadini? “Se si candida in solitaria gli faccio gli auguri, ma se vuole rappresentare una parte politica ritengo che dovrebbe a sua volta partecipare alla costituente di cui sopra. Che cosa vuol dire candidatura dei cittadini? Sempre si è candidati dei cittadini. E poi – vedi anche i 5 stelle – che cos’è questa ostilità per la politica, perfino come sostantivo? Io c’entro molto con la politica. La politica vale nella misura in cui la si intende e la si interpreta. E’ il governo della polis, sta a noi riempirla di contenuti”.
Il Pd e i fuoriusciti dal Pd troveranno un candidato comune? “Dovrebbero: si conoscono, hanno governato insieme, ma questo non avverrà. Il gruppo che ha il potere, renziano, decide in base a convenienze precise, o con noi o contro di noi. Lo si è visto in occasione delle primarie che hanno elevato Renzi alla segreteria: appena dopo, a Piacenza, un radicale rimpasto ha sollevato dalle loro funzioni quattro assessori per sostituirli con altri quattro di stretta osservanza fiorentina”.
Lei auspica una ricomposizione in seno al centrosinistra. Ha in mente un nome capace di ricucire una lacerazione perfino drammatica? Non potrebbe essere lei medesimo? “Sì, ma io ho già dato. E comunque sono convinto che sia necessario partire dal gruppo, non dal leader, e mi consenta un esempio alto: quando Enrico Berlinguer è diventato segretario del Pci nel 1972, probabilmente non era il leader che sarebbe diventato in seguito, probabilmente non aveva qualità e carisma superiori ai Pajetta, agli Ingrao, agli Amendola. Ma aveva intorno un gruppo che ha lavorato con lui e ha contribuito a renderlo autorevole. Questo voglio dire: bisogna partire dal gruppo, il leader verrà dopo. Ecco, io per un gruppo costituente ho in mente qualche decina di persone. Da qui, da un tavolo costituente, si dovrebbe partire”.

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.