Università, con l’Aula Magna
Piacenza ci guadagna

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Le ricadute del sistema universitario sull’economia locale sono notevoli, a partire dai quasi 23 milioni di euro (che diventano circa 70, considerando l’indotto) spesi ogni anno a Piacenza invece che altrove grazie alla presenza degli atenei. Molti dati, esposti alla recente Giornata dell’Economia dal professor Paolo Rizzi, docente di Economia nella sede di Cremona della Cattolica e Direttore operativo del LEL-Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza, confermano i positivi effetti sulla realtà economica garantiti dalle sedi piacentine di Cattolica e Politecnico, eccellenze della formazione universitaria alle quali si aggiunge il supporto alle aziende garantito dai laboratori di ricerca applicata Leap (energia) e Musp (meccanica avanzata), che occupano decine di giovani ricercatori.
Le università, quindi, oltre al valore – in parte intangibile – di far germogliare i semi del futuro arricchendo la formazione dei cittadini di domani, sostengono ogni giorno con la loro stessa esistenza l’economia locale.
Iscrizioni in crescita: è controtendenza
Complessivamente, il numero (3014) di studenti iscritti alle università piacentine è tornato a crescere: un dato confortante anche perchè è in controtendenza rispetto al resto d’Italia, dove invece molte università denunciano cali nelle iscrizioni. Quest’ultima curva è un’ombra nera sulle già incerte prospettive dell’Italia, soprattutto se si considera che la percentuale di laureati nella fascia d’eta tra i 25 ed i 64 anni (dati Ocse 2011) è nel nostro Paese del 14%, come in Portogallo, mentre ci battono nettamente Germania (25%), Francia (27%), Spagna (29%) e Regno Unito (33%) e ci lasciano lontanissimi Nuova Zelanda (40%), Usa (41%), Giappone (43%) e Canada (49%).
L’impatto sulla città
La somma di quanto spendono direttamente a Piacenza sia studenti che personale docente e non docente di Cattolica (18.160.646 euro) e Politecnico (4.675.075 euro) dà un valore totale di 22,8 milioni di euro, una cifra di per sé già ingente che, se si considera anche l’indotto, sale a 68,5 milioni di euro. Almeno una volta al mese l’80% dei laureandi frequenta un locale piacentino, il 65% va in un ristorante locale, il 54% va al cinema, il 52% va in discoteca, il 34% frequenta una palestra, il 22% va a concerti e il 9% fa attività culturali frequentando teatro, musei, etc.
Balza quindi agli occhi l’importanza – del resto intuitiva, ma le cifre sono molto esplicative – di avere un consistente numero di studenti, docenti e altro personale in città per motivi legati alla presenza delle università: in termini di attività sociali e culturali degli universitari a Piacenza, inoltre, il 20% lavora, il 15% fa attività di volontariato, il 57% fa parte di un gruppo sportivo e il 16% di un gruppo musicale.
’Esterni’ in aumento
Dato molto significativo è quello che certifica come Piacenza, senza università, non godrebbe di una grossa fetta di queste attività e di queste spese: tra il 2002 ed il 2010 la percentuale di studenti esterni (ossia provenienti da altre città) sul totale degli iscritti è cresciuta per la Cattolica dal 54,8% al 62,6% e per il Politecnico dal 30,9% al 49,1%. Nel complesso, nello stesso periodo, il totale di studenti esterni dei due atenei iscritti a Piacenza è aumentato dal 53,2% al 59,3%, con un trend migliore della media nazionale che conferma la forte capacità attrattiva dei due atenei. Nonostante questo, a Piacenza la conoscenza del polo universitario è ancora migliorabile, tanto che il numero di chi ne saprebbe enumerare tutte le Facoltà non è elevatissimo e le stesse imprese potrebbero avvalersi in misura maggiore del loro contributo.
Migliorabili anche i livelli di conoscenza di dottorati e master, ricerca applicata garantita da Leap e Musp, spinoff e start up per l’imprenditorialità, internazionalizzazione degli atenei e inserimento dei laureati nell’economia locale: su questi aspetti si giocheranno alcune delle sfide a venire.

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